Catechesi:

Matrimonio: Appendice

Indice argomenti

Vocazione di Abramo, promessa di un figlio, nascita di Isacco

 “Vattene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò. Farò di te una grande nazione ti benedirò, renderò grande il tuo nome  possa tu essere una benedizione.   Benedirò coloro che ti benediranno e coloro che ti malediranno maledirò, e in te si diranno benedette tutte le famiglie della terra”.

“Stabilirò la mia alleanza con te e con la tua discendenza dopo di te, di generazione in generazione, come alleanza perenne, per essere il Dio tuo e della tua discendenza dopo di te. “

 “Poi il Signore apparve a lui alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: “Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un po’ d’acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l’albero. Andrò a prendere un boccone di pane e ristoratevi; dopo potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo”. Quelli dissero: “Fa’ pure come hai detto”

“Il Signore visitò Sara, come aveva detto, e fece a Sara come aveva promesso. Sara concepì e partorì ad Abramo un figlio nella vecchiaia, nel tempo che Dio aveva fissato.  Abramo chiamò Isacco il figlio che gli era nato, che Sara gli aveva partorito. Abramo circoncise suo figlio Isacco quando questi ebbe otto giorni, come Dio gli aveva comandato.  Abramo aveva cento anni quando gli nacque il figlio Isacco.  Allora Sara disse: “Motivo di lieto riso mi ha dato Dio: chiunque lo saprà riderà lietamente di me!”. Poi disse: “Chi avrebbe mai detto ad Abramo che Sara avrebbe allattato figli? Eppure gli ho partorito un figlio nella sua vecchiaia!”.

Il bambino crebbe e fu svezzato e Abramo fece un grande banchetto quando Isacco fu svezzato.”

Genesi 12, 1-3: In questo brano, Dio chiama Abramo a lasciare la sua terra natia e la sua parentela per andare nella terra che Dio gli mostrerà. Dio promette di renderlo una grande nazione e di benedirlo. Aggiunge che in lui tutte le famiglie della terra saranno benedette. Questo passaggio mette in luce l’importanza di rispondere all’invito di Dio, lasciando le sicurezze del passato e mettendo la propria fiducia in Lui. Per una coppia che si forma per il matrimonio canonico, questo brano può essere un incoraggiamento a seguire la volontà di Dio per la loro vita e a confidare nella Sua guida e benedizione.

 Genesi 17,7: In questo versetto, Dio rinnova il Suo patto con Abramo, promettendo di essere il Dio di Abramo e della sua discendenza dopo di lui. Dio afferma che questo patto sarà un patto eterno. Questo passaggio sottolinea l’importanza del patto matrimoniale e dell’impegno reciproco di una coppia che si sposa. Come Abramo, la coppia è chiamata a vivere il loro matrimonio alla luce del patto con Dio, impegnandosi a essere fedeli l’uno all’altro e a costruire una relazione duratura fondata sull’amore di Dio.

Genesi 18, 1-5: In questo brano, Abramo accoglie tre visitatori, che si rivelano essere angeli inviati da Dio. Abramo mostra loro ospitalità e generosità, offrendo loro cibo e bevanda. Questo episodio mette in evidenza l’importanza dell’ospitalità e del servizio reciproco nella vita matrimoniale. Una coppia che si sposa può trarre ispirazione da questo brano per essere aperta, generosa e accogliente l’una con l’altra, manifestando amore e cura attraverso gesti di gentilezza e servizio reciproco.

Genesi 21, 1-8: Questo brano narra la nascita di Isacco, il figlio promesso a Abramo e a Sara. Nonostante la loro età avanzata, Dio mantiene la Sua promessa e concede loro un figlio. Questo passaggio sottolinea l’importanza della fiducia in Dio e della Sua fedeltà nella vita matrimoniale. Una coppia che si prepara al matrimonio canonico può imparare dalla storia di Abramo e Sara ad affidarsi a Dio nelle sfide e nelle circostanze difficili, sapendo che Dio è capace di realizzare ciò che sembra impossibile.

Sono racchiusi in questi brani, diversi insegnamenti preziosi essi richiamano alla fiducia in Dio, all’impegno reciproco, all’ospitalità e all’accoglienza, e all’importanza di seguire la volontà di Dio nella propria vita matrimoniale.

Ripresa della vicenda di Abramo e sua esemplarità per i cristiani.

La fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede. Per questa fede i nostri antenati sono stati approvati da Dio. Per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava.

Per fede, egli soggiornò nella terra promessa come in una regione straniera, abitando sotto le tende, come anche Isacco e Giacobbe, coeredi della medesima promessa. Egli aspettava infatti la città dalle salde fondamenta, il cui architetto e costruttore è Dio stesso.

Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare.

Nella fede morirono tutti costoro, senza aver ottenuto i beni promessi, ma li videro e li salutarono solo da lontano, dichiarando di essere stranieri e pellegrini sulla terra. Chi parla così, mostra di essere alla ricerca di una patria. Se avessero pensato a quella da cui erano usciti, avrebbero avuto la possibilità di ritornarvi; ora invece essi aspirano a una patria migliore, cioè a quella celeste. Per questo Dio non si vergogna di essere chiamato loro Dio. Ha preparato infatti per loro una città.

«Isacco avrai una tua discendenza».

Questo capitolo è una testimonianza potente degli eroi della fede nell’Antico Testamento e offre una profonda riflessione sulla natura e l’importanza della fede per la vita spirituale

Nel versetto 1, l’autore definisce la fede come “la sostanza delle cose sperate, la prova di quelle che non si vedono”. La fede non è semplicemente una credenza intellettuale, ma una fiducia radicata in Dio che si traduce in azione. È una certezza che ciò che speriamo e crediamo, anche se invisibile, è reale e affidabile.

Nel versetto 2, l’autore afferma che “per essa gli antichi hanno ottenuto testimonianza”. Questo brano passa quindi a enumerare gli eroi della fede dell’Antico Testamento, come Abramo, che sono stati fedeli a Dio nonostante le difficoltà e le sfide che hanno affrontato. Essi sono esempi viventi di come la fede sia fondamentale nella relazione con Dio. Nel versetto 8, l’attenzione si concentra su Abramo. L’autore afferma che Abramo obbedì quando fu chiamato a partire verso una terra che avrebbe ricevuto come eredità, anche se non sapeva dove stesse andando. Questa obbedienza è radicata nella sua fede in Dio, nella Sua promessa e nella Sua fedeltà. Abramo è considerato il padre della fede, perché ha dimostrato una fiducia totale in Dio e ha seguito la Sua guida anche in circostanze incerte.

Successivamente, nel versetto 11, viene menzionata Sara, moglie di Abramo, che ricevette la possibilità di concepire nonostante la sua avanzata età. Anche lei dimostrò fede e fiducia in Dio, credendo che Egli potesse mantenere le Sue promesse.

Il brano prosegue elencando altri eroi della fede, come Mosè, Gedeone, Sansone, Davide e molti altri, che attraverso la loro fede hanno compiuto gesta straordinarie, ottenuto vittorie, sopportato sofferenze e dimostrato un profondo impegno verso Dio.

L’autore sottolinea che questi eroi della fede non hanno ricevuto pienamente le promesse di Dio durante la loro vita terrena, ma hanno vissuto con la speranza di una patria celeste, cercando una realtà che supera la vita presente. In conclusione, il brano di Ebrei 11,1-2 e 8-16 ci invita a riflettere sull’importanza della fede nella nostra relazione con Dio e sulla testimonianza degli eroi della fede nel passato. La fede ci spinge ad affidarci a Dio, a obbedire alla Sua volontà e a sperare nelle promesse future, anche quando le circostanze sembrano incerte.

La vicenda di Zaccheo

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zaccheo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».

Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Il brano che citi è tratto dal Vangelo secondo Luca e presenta l’incontro di Gesù con Zaccheo, un pubblicano ricco e disprezzato dalla gente a causa della sua professione e del suo modo di guadagnarsi da vivere. Questo passaggio, spesso noto come l’incontro di Gesù con Zaccheo, è un’esemplificazione dell’amore e della salvezza di Cristo per gli emarginati e i peccatori. Nel brano, Gesù entra in Gerico e, mentre attraversa la città, viene notato da Zaccheo, che desidera vederlo. Tuttavia, Zaccheo è un uomo di bassa statura e la folla gli impedisce di vederlo. Quindi, Zaccheo corre avanti e si arrampica su un sicomoro per poterlo vedere quando passa di lì.

Gesù, notando Zaccheo sul sicomoro, lo guarda e lo chiama per nome, dicendo che deve fermarsi a casa sua. Questo gesto di chiamare Zaccheo per nome dimostra l’attenzione personale di Gesù verso di lui, nonostante la sua reputazione e il suo status di peccatore. Zaccheo scende immediatamente dal sicomoro e accoglie Gesù con gioia. La reazione della folla è di disapprovazione, poiché Gesù sceglie di andare a casa di un peccatore. Tuttavia, Zaccheo risponde a questa disapprovazione dicendo che restituirà quattro volte tanto a coloro che ha frodato e darà la metà dei suoi beni ai poveri.

La risposta di Zaccheo indica un vero cambiamento di cuore e di atteggiamento. Egli dimostra un sincero pentimento per le sue azioni ingiuste e una volontà di fare ammenda. Questo è il segno di una vera conversione interiore, che viene accompagnata dall’accoglienza di Gesù nella sua casa. Allora Gesù dichiara che oggi la salvezza è entrata in quella casa, poiché Zaccheo è anch’egli un figlio di Abramo, cioè un membro del popolo di Dio. Questo brano evidenzia l’amore misericordioso di Gesù verso i peccatori e la sua disposizione a perdonare e trasformare la vita di chi si converte. Zaccheo rappresenta l’esempio di un peccatore che riceve la grazia di Dio e risponde con un cambiamento sincero e generoso.

Gesù, figlio di Dio, si fa uomo e assume la condizione di servo.

“Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso  la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre.”

Un passaggio molto significativo che esprime l’importanza dell’umiltà e dell’obbedienza di Gesù Cristo.

Nel versetto 5, l’apostolo Paolo esorta i Filippesi (e anche noi) a adottare la stessa mentalità di Cristo. Questo implica un invito a mettere da parte l’egoismo, l’orgoglio e l’interesse personale, e ad abbracciare invece l’umiltà, la generosità e il servizio verso gli altri. Questo è un insegnamento cruciale per una coppia che si sposa, poiché richiama ad amare e servire l’altro con un cuore umile e sacrificante. Nei versetti 6-8, Paolo descrive l’umiliazione di Cristo, il quale, pur essendo Dio, si è svuotato di Sé stesso, prendendo la forma di servo e facendosi obbediente fino alla morte sulla croce. Questa esposizione dell’umiltà estrema di Cristo ci insegna l’importanza dell’abnegazione e dell’abbandono di sé stessi per il bene dell’altro nella vita matrimoniale. Essa ci invita a imitare Cristo nella nostra relazione coniugale, riconoscendo che l’amore autentico richiede sacrificio e servizio reciproco. I versetti 9-11 sottolineano anche l’esaltazione di Cristo da parte di Dio Padre. Dopo la sua obbedienza fino alla morte, Gesù è stato elevato al di sopra di ogni nome e ogni potestà. Questa parte del brano ci ricorda che il nostro impegno per l’umiltà e l’obbedienza può essere ricompensato da Dio, che onora coloro che seguono l’esempio di Cristo. Nella vita matrimoniale, l’umiltà e l’obbedienza reciproca possono portare a una relazione profonda e soddisfacente, e anche ad una benedizione divina sul matrimonio stesso.

Si proclama il “kerygma”.

“Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi, e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in cui ve l’ho annunziato. Altrimenti, avreste creduto invano! Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch’io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. Io infatti sono l’infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. Pertanto, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto.”

Il brano affronta la questione della risurrezione di Cristo e la sua importanza per la fede cristiana.

Paolo inizia richiamando l’attenzione dei Corinzi sulla buona notizia del Vangelo che egli stesso ha predicato loro. Questo Vangelo riguarda la morte e la risurrezione di Cristo, fondamenti essenziali della fede cristiana. Paolo sottolinea l’importanza di rimanere saldi in questa fede e di non deviare da essa.

In seguito riepiloga il contenuto del Vangelo, affermando che Cristo è morto per i nostri peccati secondo le Scritture, è stato sepolto e poi è risorto il terzo giorno secondo le Scritture. Questa testimonianza della morte e risurrezione di Cristo è un pilastro fondamentale della fede cristiana e un segno tangibile dell’amore di Dio per l’umanità. Paolo poi elenca le testimonianze di coloro che hanno visto Cristo risorto, incluso se stesso come ultimo degli apostoli. Questo fornisce una base solida per la fede nella risurrezione di Cristo, poiché vi sono testimoni oculari che hanno sperimentato la sua presenza risorta. Questa testimonianza conferma la veridicità della risurrezione di Cristo e rafforza la fede dei credenti. Riconoscendo la sua stessa indegnità di essere chiamato apostolo, in quanto reo lui stesso di aver perseguitato la Chiesa di Dio sottolinea l’immensa grazia di Dio che si è estesa a Paolo nonostante il suo passato peccaminoso. È un ricordo che la grazia di Dio può trasformare le vite e offrire una nuova speranza a tutti coloro che si affidano a Lui. Infine riconosce che tutto ciò che è stato realizzato attraverso il suo ministero è stato possibile grazie alla grazia di Dio che è con lui. Egli afferma che non è stato lui, ma la grazia di Dio che ha operato in lui per portare il Vangelo alle persone. Questo è un richiamo all’importanza di dipendere completamente dalla grazia di Dio e di riconoscere che è solo attraverso la Sua opera che possiamo vivere una vita significativa e sperimentare la salvezza.

In relazione al matrimonio canonico, il brano di 1 Corinzi 15,1-11 richiama una coppia a fondare la loro relazione sulla fede nella morte e risurrezione di Cristo. La risurrezione di Cristo è una testimonianza della vittoria sulla morte e una fonte di speranza e nuova vita per i credenti. La coppia è chiamata a basare la loro relazione su questa speranza, riconoscendo la presenza e l’opera di Dio.

Il brano richiama una coppia che si sta formando per il sacramento del matrimonio canonico a rimanere saldi nella fede nella morte e risurrezione di Cristo. Esso offre una base solida per una relazione coniugale fondata sulla speranza, sulla grazia di Dio e sulle testimonianze di coloro che hanno sperimentato la presenza risorta di Cristo. Questo insegnamento biblico può ispirare e guidare una coppia nel loro percorso di vita matrimoniale, rafforzando la loro fede e offrendo una solida base spirituale per il loro amore reciproco.

Dio crea insieme l’uomo e la donna a Sua immagine e somiglianza.

“Dio disse: «La terra produca esseri viventi secondo la loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche secondo la loro specie». E così avvenne: Dio fece le bestie selvatiche secondo la loro specie e il bestiame secondo la propria specie e tutti i rettili del suolo secondo la loro specie. E Dio vide che era cosa buona. E Dio disse: «Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra». Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Dio li benedisse e disse loro: «Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra; soggiogatela e dominate sui pesci del maree sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente, che striscia sulla terra». Poi Dio disse: «Ecco, io vi do ogni erba che produce seme e che è su tutta la terra e ogni albero in cui è il frutto, che produce seme: saranno il vostro cibo.”

Dio sta creando il mondo e tutto ciò che è in esso. Dio ordina alla terra di produrre esseri viventi secondo le loro specie: bestiame, rettili e bestie selvatiche. Questo atto di creazione evidenzia la bontà e la diversità delle creature viventi presenti sulla terra; si giunge ad un momento significativo. Dio dice: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza, e domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo, sul bestiame, su tutte le bestie selvatiche e su tutti i rettili che strisciano sulla terra”. Qui Dio crea l’umanità e le dà un ruolo speciale e un dominio responsabile sulle altre creature. Viene detto che Dio creò l’uomo a Sua immagine, maschio e femmina li creò. Questo sottolinea l’uguaglianza e la complementarità dei sessi nella creazione divina. La coppia umana è creata per riflettere l’immagine di Dio e partecipare al Suo piano per il mondo. Dio benedice la coppia umana e dice loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra, soggiogatela e dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra”. Qui viene espressa la chiamata di Dio alla procreazione e alla responsabilità di custodire e governare la creazione. Dio fornisce all’umanità il cibo: “Ecco, io vi do ogni erba che produce seme sulla terra e ogni albero che porta frutto con seme: vi serviranno di cibo”. Dio si prende cura delle necessità fisiche dell’umanità, fornendo il cibo necessario per la sua sopravvivenza.

Il brano sottolinea l’importanza della coppia umana nel piano divino. La coppia è chiamata a riflettere l’immagine di Dio attraverso la loro unione e ad adempiere alla chiamata di Dio di procreare e governare la terra. Essi sono invitati ad amare, rispettare e prendersi cura l’uno dell’altro, e insieme a partecipare alla creazione di una famiglia e alla diffusione del bene nel mondo.

 “Non è bene che l’uomo sia solo…”

“Queste sono le origini dei cieli e della terra quando furono creati.  Nel giorno che Dio il Signore fece la terra e i cieli, non c’era ancora sulla terra alcun arbusto della campagna. Nessuna erba della campagna era ancora spuntata, perché Dio il Signore non aveva fatto piovere sulla terra, e non c’era alcun uomo per coltivare il suolo; 6 ma un vapore saliva dalla terra e bagnava tutta la superficie del suolo. Dio il Signore formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l’uomo divenne un’anima vivente”

Nel versetto 4, si apre una nuova sezione del racconto della creazione, che si concentra in modo più dettagliato sulla creazione dell’uomo. Questa sezione è spesso chiamata il secondo racconto della creazione, che presenta una prospettiva diversa rispetto al primo racconto del capitolo 1. Viene descritta la formazione dell’uomo da parte di Dio. Dio plasmò l’uomo dalla polvere della terra e soffiò nelle sue narici il respiro della vita. Questo atto creativo di Dio conferisce all’uomo una speciale connessione con il divino, essendo creato a Sua immagine e ricevendo il dono della vita.

Si menziona il Giardino dell’Eden, dove Dio pose l’uomo che aveva creato. Dio diede all’uomo la responsabilità di coltivare e custodire il giardino, sottolineando il ruolo dell’uomo come collaboratore di Dio nella cura della creazione. Viene introdotta la creazione della donna. Dio dichiara che non è buono che l’uomo sia solo e decide di creare un aiuto adatto per lui. Dio crea la donna dalla costola dell’uomo, formando una profonda unità e complementarità tra i due sessi. Nel versetto 24, si trova una delle dichiarazioni più importanti nel contesto del matrimonio. Viene affermato che l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà alla sua donna, diventando una sola carne. Questo sottolinea l’unità e l’intimità che devono caratterizzare la relazione coniugale, con la coppia che lascia il proprio legame familiare per formare una nuova unità. Infine, viene espressa la gioia e l’intimità tra l’uomo e la donna. Viene descritta la loro nudità senza vergogna, indicando un’armonia e un’intimità senza distanza o separazione. In relazione al matrimonio canonico, il brano di Genesi 2,4-7 e 15-25 fornisce una base teologica per comprendere l’importanza del matrimonio come unione sacra tra un uomo e una donna. Esso sottolinea l’unità, la complementarità e l’intimità che devono caratterizzare la relazione coniugale. La coppia è chiamata a vivere in armonia con Dio, a prendersi cura della creazione e a formare una nuova unità familiare. Questo passaggio biblico ricorda anche l’importanza del rispetto reciproco e della fedeltà nella relazione matrimoniale. La coppia è chiamata a lasciare il proprio legame familiare e a impegnarsi completamente l’uno verso l’altro, formando una nuova unità con un profondo senso di intimità e condivisione di vita

 “Non sono più due, ma una carne sola”

“In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: «E lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?».

Ed egli rispose: «Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: “Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola”? Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi».

Il brano, presenta un insegnamento di Gesù riguardo al matrimonio. Nel contesto di questo brano, alcuni farisei si avvicinano a Gesù con una domanda riguardo al divorzio. Chiedono se è lecito per un uomo divorziare da sua moglie per qualsiasi motivo. Gesù risponde loro richiamandosi alla creazione e al piano originale di Dio per il matrimonio. Gesù cita il libro della Genesi dicendo: “Non avete letto che il Creatore da principio li fece maschio e femmina e disse: ‘Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una sola carne?” Qui Gesù richiama l’istituzione originale del matrimonio, in cui un uomo e una donna si uniscono come marito e moglie e diventano una sola carne.

Gesù continua dicendo: “Così non sono più due, ma una sola carne. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi”. Qui Gesù sottolinea l’indissolubilità del matrimonio. Egli insegna che una volta che Dio ha unito una coppia nel sacramento del matrimonio, l’uomo non ha il potere di separarli. Questo insegnamento di Gesù sulla sacralità e l’indissolubilità del matrimonio è una chiara affermazione dell’importanza dell’impegno coniugale e della fedeltà reciproca nella vita matrimoniale. Gesù richiama la responsabilità delle coppie di rimanere unite non solo fisicamente, ma anche spiritualmente ed emotivamente, formando una profonda unità nel loro amore. In relazione al matrimonio canonico, il brano di Matteo 19,3-6 sottolinea l’importanza della fedeltà.

Preghiera di Tobia e Sara

 “Gli altri intanto erano usciti e avevano chiuso la porta della camera. Tobia si alzò dal letto e disse a Sara: «Sorella, alzati! Preghiamo e domandiamo al Signore nostro che ci dia grazia e salvezza». Lei si alzò e si misero a pregare e a chiedere che venisse su di loro la salvezza, dicendo: «Benedetto sei tu, Dio dei nostri padri, e benedetto per tutte le generazioni è il tuo nome! Ti benedicano i cieli e tutte le creature per tutti i secoli! Tu hai creato Adamo e hai creato Eva sua moglie, perché gli fosse di aiuto e di sostegno. Da loro due nacque tutto il genere umano. Tu hai detto: «Non è cosa buona che l’uomo resti solo; facciamogli un aiuto simile a lui». Ora non per lussuria io prendo questa mia parente, ma con animo retto. Dégnati di avere misericordia di me e di lei e di farci giungere insieme alla vecchiaia». E dissero insieme: «Amen, amen!».”

Tobia è un giovane e virtuoso uomo ebreo che viene guidato da un angelo di Dio di nome Raffaele. Durante il suo viaggio, Tobia viene indirizzato a sposare una donna di nome Sara, che ha avuto una sfortunata storia di matrimoni precedenti, in cui i suoi mariti sono stati uccisi da un demone. Il brano inizia con Tobia e Sara entrando nella casa dei genitori di Tobia, dove preparano un banchetto di nozze. Tobia ricorda le parole dell’angelo Raffaele, che gli aveva detto di prendere Sara come sua sposa. Tobia prega quindi dicendo: “Sia benedetto Dio che ci ha portato fino a questo momento! Che il cielo e la terra lo benedicano per sempre! Egli ha avuto compassione di me, mi ha reso cieco, ma ora mi ha restituito la vista. Ecco la mia sposa, prendetela e conducetela da me nella casa di mio padre”.Questo brano sottolinea diversi elementi significativi per il matrimonio canonico. Prima di tutto, mette in evidenza l’importanza della preghiera nella preparazione al matrimonio. Tobia prega Dio e lo benedice per la Sua compassione e per avergli dato la vista e una sposa. Questa preghiera dimostra l’importanza di coinvolgere Dio nella propria relazione coniugale e di affidarsi a Lui per la Sua guida e benedizione.  Inoltre, il brano evidenzia l’importanza della fedeltà e dell’amore coniugale. Tobia riconosce Sara come sua sposa e la accoglie nella sua casa, rispettando la volontà di Dio e prendendosi cura di lei. Questo dimostra l’impegno e l’amore reciproco che dovrebbero caratterizzare una coppia sposata. Infine, il brano mette in luce la gioia e la celebrazione del matrimonio. Tobia e Sara preparano un banchetto di nozze per celebrare la loro unione. Questo sottolinea l’importanza di celebrare e condividere la gioia del matrimonio con familiari e amici, creando un ambiente di festa e di condivisione.

Confusione delle lingue

Tutta la terra aveva un’unica lingua e uniche parole. Emigrando dall’oriente, gli uomini capitarono in una pianura nella regione di Sinar e vi si stabilirono. Si dissero l’un l’altro: «Venite, facciamoci mattoni e cuociamoli al fuoco». Il mattone servì loro da pietra e il bitume da malta. Poi dissero: «Venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo, e facciamoci un nome, per non disperderci su tutta la terra». Ma il Signore scese a vedere la città e la torre che i figli degli uomini stavano costruendo. Il Signore disse: «Ecco, essi sono un unico popolo e hanno tutti un’unica lingua; questo è l’inizio della loro opera, e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile. Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l’uno la lingua dell’altro». Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città. Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il Signore li disperse su tutta la terra.

Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all’improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi.

Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa?  Tutti erano stupefatti e perplessi, e si chiedevano l’un l’altro: «Che cosa significa questo»

Unità e complementarità: Nel racconto della creazione di Adamo ed Eva, si sottolinea che la donna è stata creata come una compagna adatta per l’uomo. Questo evidenzia l’importanza dell’unità e della complementarità nella relazione coniugale. Una coppia che si sposa può riflettere su come le loro differenze individuali possono integrarsi e completarsi reciprocamente, formando una partnership solida e armoniosa.

Collaborazione e sostegno reciproco: Dopo la creazione di Eva, viene detto che Adamo e Eva sono diventati “una sola carne”. Questo sottolinea l’importanza della collaborazione e del sostegno reciproco nella vita matrimoniale. La coppia è chiamata a camminare insieme, sostenersi a vicenda, prendersi cura l’uno dell’altro e affrontare insieme le sfide e le gioie della vita.

Atti 2:

L’effusione dello Spirito Santo sulle persone nel giorno di Pentecoste richiama l’importanza di dipendere da Dio nella vita coniugale. Una coppia che si sposa può riconoscere che la forza, la saggezza e la guida divina sono essenziali per costruire e sostenere un matrimonio sano. Cercare una relazione profonda con Dio e affidarsi alla Sua volontà può fornire una base solida per la relazione coniugale.

Comunicazione e comprensione: Nel giorno di Pentecoste, le persone provenienti da diverse nazioni potevano comprendere l’insegnamento degli apostoli nelle loro lingue native. Questo sottolinea l’importanza della comunicazione chiara e della comprensione reciproca nel matrimonio. Una coppia può impegnarsi a sviluppare abilità di comunicazione efficace, ascoltarsi reciprocamente e cercare di comprendere i bisogni, i desideri e le preoccupazioni dell’altro.

Testimonianza condivisa: Dopo aver ricevuto lo Spirito Santo, gli apostoli hanno iniziato a proclamare il Vangelo con coraggio e audacia. Questo sottolinea l’importanza di testimoniare insieme come coppia cristiana nel mondo. Una coppia può considerare come la loro unione matrimoniale può diventare un’opportunità per manifestare l’amore di Dio e il Vangelo attraverso le loro azioni, il loro impegno verso gli altri e la testimonianza di una relazione basata sui principi cristiani.

Abramo ‘tratta’ con Dio.

Quegli uomini si alzarono e andarono a contemplare Sòdoma dall’alto, mentre Abramo li accompagnava per congedarli. Il Signore diceva: “Devo io tenere nascosto ad Abramo quello che sto per fare, mentre Abramo dovrà diventare una nazione grande e potente e in lui si diranno benedette tutte le nazioni della terra? Infatti io l’ho scelto, perché egli obblighi i suoi figli e la sua famiglia dopo di lui a osservare la via del Signore e ad agire con giustizia e diritto, perché il Signore compia per Abramo quanto gli ha promesso”. Disse allora il Signore: “Il grido di Sòdoma e Gomorra è troppo grande e il loro peccato è molto grave. Voglio scendere a vedere se proprio hanno fatto tutto il male di cui è giunto il grido fino a me; lo voglio sapere!”.Quegli uomini partirono di là e andarono verso Sòdoma, mentre Abramo stava ancora alla presenza del Signore. Abramo gli si avvicinò e gli disse: “Davvero sterminerai il giusto con l’empio?

Nel contesto del racconto, Dio ha deciso di distruggere Sodoma e Gomorra a causa della loro grande malvagità. Abramo, però, si avvicina a Dio e cerca di intercedere per la salvezza delle città. Nel versetto 23, Abramo si avvicina a Dio e gli chiede se distruggerà la città anche se ci sono cinquanta giusti al suo interno. Con umiltà e rispetto, Abramo chiede a Dio di risparmiare la città per amore dei giusti che potrebbero esservi presenti.

La conversazione tra Abramo e Dio continua, con Abramo che progressivamente riduce il numero di giusti necessari per salvare la città: prima cinquanta, poi quaranta-cinque, trenta, venti e infine dieci. Ogni volta, Dio promette di risparmiare la città se ci fossero stati anche solo dieci giusti.

Questo brano mette in luce l’importanza dell’intercessione e della preghiera per la salvezza degli altri. Abramo si preoccupa per la sorte delle persone di Sodoma e Gomorra e prega a Dio per la loro salvezza. Questo ci insegna l’importanza di pregare per i nostri familiari, amici, comunità e per tutte le persone che ci stanno a cuore.

Inoltre, il brano sottolinea l’importanza della giustizia e della misericordia di Dio. Dio si dimostra pronto a risparmiare le città se ci sono anche solo dieci persone giuste. Ciò mette in luce il carattere misericordioso e giusto di Dio, che desidera la salvezza e la redenzione anche in mezzo a una situazione di grande malvagità.

Il brano di Genesi 18,16-33 ci invita a considerare il ruolo dell’intercessione e della preghiera all’interno del matrimonio. Le coppie sposate possono pregare insieme per la protezione, la guida e la benedizione di Dio sulla loro unione e sulla loro famiglia. Possono anche pregare per la conversione e la salvezza di coloro che sono lontani da Dio.

Inoltre, il brano ci ricorda l’importanza della giustizia e della misericordia all’interno della vita matrimoniale. Le coppie sono chiamate a vivere con rettitudine, cercando la giustizia e la bontà nelle loro relazioni e nella società circostante. Devono anche essere aperte alla misericordia di Dio, perdonandosi reciprocamente e cercando la riconciliazione quando si verificano conflitti o difficoltà.

In sintesi, il brano di Genesi 18,16-33 ci insegna l’importanza dell’intercessione, della preghiera, della giustizia e della misericordia nel contesto del matrimonio canonico. Ci invita a pregare per gli altri, a vivere con rettitudine e a cercare la misericordia di Dio nelle nostre relazioni matrimoniali e nella nostra vita di coppia.

Dialogo fra Gesù e la Samaritana

Giunse così a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: “Dammi da bere”. I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: “Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?”. I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva”. Gli dice la donna: “Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?”. Gesù le risponde: “Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna”. “Signore – gli dice la donna -, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua”. Le dice: “Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui”. Gli risponde la donna: “Io non ho marito”. Le dice Gesù: “Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero”. Gli replica la donna: “Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare”. Gesù le dice: “Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità”. Gli rispose la donna: “So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa”. Le dice Gesù: “Sono io, che parlo con te”.

Il capitolo 4 del Vangelo secondo Giovanni presenta un racconto significativo, noto come il dialogo di Gesù con la donna samaritana. Esploreremo questo capitolo e il suo significato nel contesto del matrimonio canonico.

Nel racconto, Gesù si trova a Sichar, una città samaritana, e si avvicina a un pozzo dove incontra una donna samaritana che viene a raccogliere acqua. Gesù le chiede da bere, dando inizio a un dialogo che tocca diverse tematiche importanti.

Innanzitutto, il dialogo mette in luce la barriera sociale e culturale esistente tra gli ebrei e i samaritani. Gesù, essendo ebreo, si rivolge a una donna samaritana, rompendo così con le convenzioni sociali del tempo. Questo sottolinea l’universalità del messaggio di Gesù e la sua volontà di includere tutte le persone, indipendentemente dal loro background o status sociale.

Durante il dialogo, Gesù rivela alla donna samaritana la sua vera identità come Messia atteso. Egli le parla del dono di Dio, l’acqua viva, che può portare alla vita eterna. La donna mostra interesse e desiderio di ricevere questa acqua viva.

Un aspetto significativo del dialogo riguarda la vita matrimoniale della donna. Gesù rivela alla donna che ha avuto cinque mariti e che attualmente vive con un uomo che non è suo marito. Questa rivelazione mette in evidenza la sua situazione di peccato e di instabilità coniugale.

Tuttavia, Gesù non condanna la donna, ma le offre la possibilità di una nuova vita, di un vero incontro con Dio. Egli la invita a rompere con il suo passato e a cercare la vera adorazione del Padre. Questo racconto mette in luce la misericordia di Gesù e la sua capacità di offrire redenzione e perdono anche alle persone che hanno avuto esperienze fallimentari o peccaminose nel loro matrimonio o nella loro vita personale.

Dal punto di vista del matrimonio canonico, il capitolo 4 di Giovanni ci invita a riflettere sulla natura della relazione matrimoniale. Mette in luce la necessità di una connessione spirituale profonda con Dio e la centralità di Cristo nella vita coniugale. Gesù offre l’acqua viva, simbolo della sua grazia e del suo amore che può rinnovare e trasformare le relazioni umane, compresa quella coniugale.

Inoltre, il racconto sottolinea l’importanza del perdono e della misericordia nella vita matrimoniale. Gesù non condanna la donna per il suo passato, ma le offre la possibilità di una nuova vita in Cristo. Questo ci invita a riflettere sull’importanza di perdonare e di cercare la riconciliazione nei nostri matrimoni, affrontando le difficoltà con compassione e amore.

In sintesi, il capitolo 4 del Vangelo secondo Giovanni ci presenta il dialogo di Gesù con la donna samaritana, mettendo in evidenza l’inclusione, la misericordia e la centralità di Cristo nella vita matrimoniale. Ci invita a cercare la connessione spirituale con Dio, a ricevere la sua grazia e il suo perdono, e a vivere relazioni coniugali basate sull’amore e la compassione reciproca.

Elia presta attenzione ai segni della presenza di Dio.

Gli disse: “Esci e férmati sul monte alla presenza del Signore”. Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l’udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all’ingresso della caverna.

Ed ecco, venne a lui una voce che gli diceva: “Che cosa fai qui, Elia?”. Egli rispose: “Sono pieno di zelo per il Signore.

Il brano che hai citato, 1 Re 19, 11-13, racconta un episodio significativo della vita del profeta Elia. Esploreremo questo testo e il suo significato nel contesto del matrimonio canonico.

Nel contesto del racconto, Elia è un profeta di Dio che si trova in una situazione di sfida e persecuzione da parte della regina Gezabele. Dopo aver compiuto un grande atto di potenza e aver sconfitto i profeti di Baal sul monte Carmelo, Elia si ritrova fuggiasco e si rifugia in una caverna sul monte Horeb.

Durante il suo soggiorno nella caverna, Elia sperimenta una serie di eventi straordinari. In particolare, il brano che hai citato descrive un momento in cui Elia si trova di fronte a una fortezza di vento, a un terremoto e a un fuoco, ma il Signore non è presente in nessuno di questi fenomeni naturali. In seguito, Elia sente una voce leggera e sottile che gli parla, e si rende conto che è la voce di Dio.

Questo brano mette in evidenza diversi aspetti significativi per il matrimonio canonico. Innanzitutto, il racconto sottolinea l’importanza di ascoltare attentamente la voce di Dio all’interno della vita coniugale. Come Elia, le coppie sposate sono chiamate a cercare la presenza di Dio nelle sfide e nelle difficoltà che possono incontrare lungo il cammino. Ascoltare la Sua voce richiede pazienza, silenzio interiore e un atteggiamento di apertura e disponibilità.

Inoltre, il brano mette in evidenza che la voce di Dio può essere sottile e delicata. Spesso, nella frenesia e nel rumore quotidiano delle nostre vite, possiamo avere difficoltà a cogliere la Sua presenza e la Sua guida. Le coppie sposate sono chiamate a creare spazi di silenzio e di preghiera, per consentire alla voce di Dio di farsi sentire e per ricevere la Sua direzione.

Infine, il brano ci insegna che la presenza di Dio è potente anche nei momenti più tranquilli e apparentemente insignificanti. La voce di Dio si fa sentire nella leggerezza di un soffio d’aria, insegnando che non è necessario cercare segni straordinari o esperienze eccezionali per percepire la Sua presenza. È nella semplicità della quotidianità che Dio può parlare e rivelarsi alle coppie sposate.

In sintesi, il brano di 1 Re 19, 11-13 ci invita a cercare la voce di Dio all’interno del matrimonio canonico, a essere sensibili e attenti alle Sue indicazioni e alla Sua presenza. Ci ricorda l’importanza dell’ascolto interiore, del silenzio e della pazienza per percepire la Sua voce sottile e per ricevere la Sua guida nelle sfide e nelle gioie della vita coniugale.

Attenzione e sollecitudine

Mi sono addormentata, ma veglia il mio cuore. Un rumore! La voce del mio amato che bussa:“Aprimi, sorella mia, mia amica, mia colomba, mio tutto; perché il mio capo è madido di rugiada, i miei riccioli di gocce notturne”.“Mi sono tolta la veste; come indossarla di nuovo? Mi sono lavata i piedi; come sporcarli di nuovo?”. L’Amato mio ha introdotto la mano nella fessura e le mie viscere fremettero per lui. Mi sono alzata per aprire al mio amatoe le mie mani stillavano mirra;fluiva mirra dalle mie dita sulla maniglia del chiavistello.  Ho aperto allora all’amato mio, ma l’amato mio se n’era andato, era scomparso. Io venni meno, per la sua scomparsa; ‘ho cercato, ma non l’ho trovato, l’ho chiamato, ma non mi ha risposto

Il brano che hai citato, Cantico dei Cantici 5, 2-6, fa parte di un dialogo poetico e appassionato tra due amanti. Esploreremo questo testo e il suo significato nel contesto del matrimonio canonico.

Il Cantico dei Cantici, conosciuto anche come Cantico di Salomone, è un libro poetico dell’Antico Testamento che celebra l’amore romantico e passionale tra un uomo e una donna. Il linguaggio utilizzato è altamente simbolico e metaforico, e il libro è stato interpretato sia come una rappresentazione letterale dell’amore umano, sia come un simbolismo dell’amore tra Dio e il suo popolo.

Nel brano che hai citato, una delle figure, generalmente identificata come la sposa, narra un sogno o una visione. Nella sua visione, la sposa si sveglia e cerca il suo amato, ma non riesce a trovarlo. Trova le guardie della città e chiede loro di aiutarla nella sua ricerca, ma quando la guardia la picchia, lei si ritrae.

Questo brano può essere interpretato in diversi modi all’interno del contesto del matrimonio canonico. Alcuni interpreti vedono la figura della sposa come l’anima umana in cerca dell’amore di Dio, mentre altri la vedono come una rappresentazione della relazione tra marito e moglie.

Da un punto di vista matrimoniale, il brano può richiamare l’importanza di una ricerca reciproca e di un impegno attivo nel mantenere vivo l’amore nella relazione coniugale. La sposa si sveglia e cerca il suo amato, dimostrando la volontà di cercare l’intimità e la comunione con il partner. Tuttavia, la ricerca non è facile e ci possono essere ostacoli o momenti di difficoltà lungo il cammino.

Il brano mette anche in luce l’importanza della fiducia e della perseveranza all’interno del matrimonio. Nonostante le difficoltà incontrate, la sposa non si arrende nella sua ricerca. Anche quando viene picchiata dalla guardia, lei non rinuncia. Ciò può essere visto come un richiamo alla necessità di superare le sfide e di lottare per l’amore coniugale, mantenendo la fiducia che l’amore sarà trovato.

Inoltre, il brano può sottolineare la bellezza e il valore dell’intimità e della passione nella relazione matrimoniale. Le immagini poetiche e sensuali utilizzate nel Cantico dei Cantici esprimono l’importanza di un amore appassionato e fisico all’interno del matrimonio, che va oltre la sfera puramente emotiva o spirituale.

In sintesi, il brano di Cantico dei Cantici 5, 2-6 richiama l’importanza di una ricerca reciproca, di fiducia, perseveranza e passione all’interno del matrimonio canonico. Ci invita a essere attivi e impegnati nel nutrire l’amore nella nostra relazione coniugale, superando le sfide e cercando l’intimità e la comunione con il nostro partner.

 

“L’uomo abbandonerà suo padre e sua madre…”

Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un’unica carne. Ora tutti e due erano nudi, l’uomo e sua moglie, e non provavano vergogna.

Il brano che hai citato, Genesi 2, 24, è un passaggio chiave del libro della Genesi che descrive l’istituzione del matrimoio secondo il racconto della creazione.

Innanzitutto, il versetto afferma che l’uomo lascerà suo padre e sua madre per unirsi alla sua moglie. Ciò indica che il matrimonio implica una separazione dai genitori e una formazione di un nuovo nucleo familiare. Sottolinea l’importanza di un impegno esclusivo tra il marito e la moglie, che si uniscono in una nuova unità familiare.

Inoltre, il versetto afferma che i due diventeranno “una sola carne”. Questa espressione va oltre il significato letterale e indica una profonda unione emotiva, fisica e spirituale tra marito e moglie. Rappresenta l’intimità e la connessione completa che caratterizzano il matrimonio, andando oltre una semplice coabitazione o partnership.

Dal punto di vista del matrimonio canonico, il versetto di Genesi 2, 24 richiama l’importanza dell’impegno e dell’unità nella vita coniugale. Sottolinea che il matrimonio è un atto sacro e che richiede una dedizione totale da entrambe le parti. Implica una promessa di fedeltà e di amore reciproco, che si manifesta in unione sia fisica che spirituale.

Inoltre, il passaggio sottolinea l’importanza dell’abbandono delle precedenti relazioni familiari per creare un nuovo legame coniugale. Questo non significa che si debba rompere i legami con la propria famiglia di origine, ma che il matrimonio richiede un impegno prioritario nei confronti del coniuge e della nuova famiglia che si sta formando.

Infine, il versetto ci ricorda che il matrimonio è un dono di Dio, un’istituzione sacra che ha radici nella creazione stessa dell’umanità. Sottolinea l’importanza di fondare la relazione coniugale su principi divini di amore, fedeltà e sacrificio reciproco.

In sintesi, il versetto di Genesi 2, 24 definisce il matrimonio come un’unità profonda e sacra tra un uomo e una donna, che implica impegno, unità e fedeltà reciproca. Ci invita a considerare il matrimonio come una chiamata divina e a coltivare l’amore, l’intimità e l’unità nella nostra vita coniugale, onorando il dono di Dio nel matrimonio canonico.

 “Sono venuto a separare…”

“Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; sono venuto a portare non pace, ma spada. Sono infatti venuto a separare l’uomo da suo padre e la figlia da sua madre e la nuora da sua suocera ; e nemici dell’uomo saranno quelli della sua casa .

Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me. Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.”

Gesù che esprime l’importanza di mettere Dio al primo posto nella nostra vita e di seguire fedelmente il suo insegnamento, anche a costo di affrontare divisioni e persecuzioni. Esploreremo questo testo e il suo significato nel contesto del matrimonio canonico.

Queste parole di Gesù possono sembrare intense e provocatorie, ma il loro scopo è mettere in evidenza l’importanza di una fedeltà totale a Dio, anche a costo di dover affrontare divisioni o difficoltà all’interno delle relazioni familiari, compreso il matrimonio.

Nel contesto del matrimonio canonico, il brano mette in guardia contro il pericolo di mettere qualsiasi relazione umana al di sopra della nostra relazione con Dio. Gesù afferma che dobbiamo amarlo e seguirlo sopra ogni altra cosa, compresi i nostri familiari più stretti. Ciò non significa che dobbiamo abbandonare o disprezzare i nostri familiari, ma che il nostro amore e la nostra dedizione a Dio devono essere primari e fondamentali.

Ciò implica che nel matrimonio canonico, la relazione coniugale deve essere permeata e guidata dalla fede e dalla fedeltà a Dio. La coppia sposata è chiamata a cercare la volontà di Dio nella loro relazione e a fare scelte che siano allineate con i valori e gli insegnamenti del Vangelo. L’amore e la dedizione reciproca nel matrimonio devono trovare la loro radice nell’amore di Dio e nell’adesione ai suoi comandamenti.

Inoltre, il brano mette in luce la sfida e la responsabilità che il seguace di Gesù deve affrontare. Prendere la croce e seguire Gesù richiede sacrificio, impegno e la disposizione a mettere da parte i nostri interessi personali per il bene del Regno di Dio. Questo vale anche all’interno del matrimonio, dove il sacrificio e la dedizione reciproca sono parte integrante dell’amore coniugale.

Infine, il brano ci ricorda che la vera vita si trova nell’abbandono di sé stesso per amore di Cristo. Rinunciando alle nostre ambizioni egoistiche e cercando di vivere secondo la volontà di Dio, troviamo la pienezza della vita e dell’amore autentico. Nel contesto del matrimonio canonico, ciò significa che l’amore e la dedizione reciproca tra i coniugi devono essere modellati sull’amore sacrificale di Cristo per la Chiesa.

In sintesi, il brano di Matteo 10, 35-39 sottolinea l’importanza di mettere Dio al primo posto nelle nostre relazioni, compreso il matrimonio. Ci invita a cercare la volontà di Dio e a seguire fedelmente i suoi insegnamenti, anche se ciò comporta difficoltà o divisioni. Nel matrimonio canonico, questo richiama l’importanza di coltivare una relazione coniugale fondata sull’amore e sulla dedizione a Dio, mettendo da parte i nostri interessi personali per il bene della nostra relazione e per il Regno di Dio.

il matrimonio di Isacco

“Abramo era ormai vecchio, avanti negli anni, e il Signore lo aveva benedetto in tutto. 2Allora Abramo disse al suo servo, il più anziano della sua casa, che aveva potere su tutti i suoi beni: “Metti la mano sotto la mia coscia 3e ti farò giurare per il Signore, Dio del cielo e Dio della terra, che non prenderai per mio figlio una moglie tra le figlie dei Cananei, in mezzo ai quali abito, 4ma che andrai nella mia terra, tra la mia parentela, a scegliere una moglie per mio figlio Isacco”. 5Gli disse il servo: “Se la donna non mi vuol seguire in questa terra, dovrò forse ricondurre tuo figlio alla terra da cui tu sei uscito?”. Gli rispose Abramo: “Guàrdati dal ricondurre là mio figlio! Il Signore, Dio del cielo e Dio della terra, che mi ha preso dalla casa di mio padre e dalla mia terra natia, che mi ha parlato e mi ha giurato: “Alla tua discendenza darò questa terra”, egli stesso manderà il suo angelo davanti a te, perché tu possa prendere di là una moglie per mio figlio.”

Genesi 24 è un capitolo significativo nel libro della Genesi che narra la storia dell’acquisto di una sposa per Isacco, figlio di Abramo. Questo brano presenta diversi aspetti che possono essere considerati nel contesto del matrimonio canonico.

Nel capitolo 24, Abramo incarica il suo servo più anziano di trovare una moglie per suo figlio Isacco tra i parenti di Abramo, nella sua terra d’origine. Il servo si impegna a compiere questa missione e, quando arriva nella città designata, prega a Dio chiedendo segni per trovare la donna giusta. Il servo incontra Rebecca, che si rivela essere la nipote di Abramo, e riconosce che Dio ha risposto alla sua preghiera.Ci sono alcuni punti importanti all’interno di questo brano che possono essere applicati al matrimonio canonico. Prima di tutto, il brano mette in evidenza l’importanza dell’orientamento verso Dio nella ricerca di un partner coniugale. Il servo di Abramo si rivolge a Dio con preghiera e affidamento, chiedendo segni per indicare la donna giusta. Questo sottolinea l’importanza di coinvolgere Dio nelle decisioni matrimoniali e di cercare la sua guida nella scelta del coniuge.

In secondo luogo, il brano enfatizza l’aspetto della fiducia e della fede nella ricerca di un partner. Il servo di Abramo si affida a Dio e si lascia guidare dalla sua provvidenza nel trovare la donna adatta. Questo ci ricorda che nel matrimonio canonico, è importante avere fede e fiducia che Dio guiderà il nostro cammino e ci condurrà verso la persona giusta.

Un altro aspetto significativo del brano è l’attenzione alla virtù e all’onestà nella ricerca di un coniuge. Il servo di Abramo cerca una donna che dimostri gentilezza, generosità e servizio agli altri. Rebecca si distingue per la sua premura e ospitalità, e viene scelta come moglie per Isacco. Questo ci ricorda che nel matrimonio canonico, è importante cercare qualità di carattere e virtù nel nostro coniuge, oltre alle affinità personali.

Infine, il brano sottolinea l’importanza della volontà di Dio come fondamento per un matrimonio duraturo. Dopo aver riconosciuto che Rebecca è la donna scelta da Dio, il servo di Abramo la porta da Isacco e la unisce a lui in matrimonio. Questo ci ricorda che la presenza e la benedizione di Dio devono essere la base del nostro matrimonio, e che il nostro impegno reciproco deve essere in linea con la volontà di Dio.

In sintesi, il capitolo 24 della Genesi fornisce importanti lezioni per il matrimonio canonico. Ci invita a coinvolgere Dio nella ricerca di un partner coniugale, a confidare nella sua guida e a cercare virtù e qualità di carattere nel nostro coniuge. Ci ricorda inoltre che il matrimonio deve essere fondata sulla volontà di Dio e che la sua presenza e benedizione sono essenziali per una relazione duratura.

 “Ma non avevano figli, perché Elisabetta era sterile…”

Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccaria, della classe di Abia, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. Avvenne che, mentre Zaccaria svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccaria si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: “Non temere, Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madree ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto”. Zaccaria disse all’angelo: “Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni”. L’angelo gli rispose: “Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo”.

Per Elisabetta intanto si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei.Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: “No, si chiamerà Giovanni”. Le dissero: “Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome”. Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse.  Egli chiese una tavoletta e scrisse: “Giovanni è il suo nome”. Tutti furono meravigliati. All’istante gli si aprì la bocca e gli si sciolse la lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose.

Il brano che hai citato, Luca 1, 5-20 e 57-66, è tratto dal vangelo di Luca e racconta la storia della nascita di Giovanni Battista. Esploreremo questi due passaggi e il loro significato nel contesto del matrimonio canonico.

Nella prima parte del brano, Luca 1, 5-20, viene introdotta la figura di Zaccaria, un sacerdote del tempio e sua moglie Elisabetta. Entrambi sono descritti come giusti di fronte a Dio, osservanti della legge e senza figli perché Elisabetta era sterile. Mentre Zaccaria compie il suo servizio nel tempio, un angelo del Signore appare e annuncia che Elisabetta concepirà e darà alla luce un figlio che sarà chiamato Giovanni.

Questo annuncio divino a Zaccaria e Elisabetta ha una grande rilevanza nel contesto del matrimonio canonico. Rappresenta un esempio di fiducia e speranza nella provvidenza di Dio anche quando le circostanze sembrano impossibili. Nonostante l’età avanzata e l’infertilità di Elisabetta, Dio interviene e dona loro un figlio.

Il racconto sottolinea anche l’importanza del ruolo del marito e della moglie nella realizzazione dei piani di Dio. Zaccaria, come capofamiglia, ha un ruolo di leadership spirituale nella coppia e nel compimento della volontà divina. La sua risposta di iniziale dubbio e incertezza all’annuncio dell’angelo rappresenta un momento di crescita nella fede.

Nella seconda parte del brano, Luca 1, 57-66, viene raccontata la nascita di Giovanni Battista e il suo nome viene confermato da Zaccaria. Questo evento suscita meraviglia e stupore nella comunità circostante, che riconosce l’opera di Dio in questa nascita miracolosa. Zaccaria, che inizialmente aveva perso la parola a causa del suo dubbio, riacquista la voce e profetizza sul futuro di suo figlio.

Il racconto della nascita di Giovanni Battista sottolinea l’importanza del piano di Dio nella vita delle coppie sposate. Nel matrimonio canonico, i coniugi sono chiamati a discernere la volontà di Dio per la loro vita coniugale e familiare. Questo brano invita anche a una maggiore fiducia in Dio e nella sua capacità di operare miracoli nella vita delle coppie, anche quando le situazioni sembrano impossibili.

Inoltre, il brano sottolinea l’importanza di ascoltare la voce di Dio e di rispondere con obbedienza alla sua chiamata. Zaccaria, una volta ristabilita la sua voce, pronuncia una profezia sulla missione di suo figlio Giovanni e sulla venuta del Messia. Ciò ci ricorda che i coniugi nel matrimonio canonico sono chiamati a vivere in comunione con Dio, ascoltando la sua parola e cercando di adempiere al suo piano nella loro vita coniugale.

In sintesi, il brano di Luca 1, 5-20 e offre importanti insegnamenti per il matrimonio canonico. Ci invita a fidarci della provvidenza di Dio anche nelle situazioni apparentemente impossibili, a essere aperti alla sua volontà e a rispondere con obbedienza alla sua chiamata. Riconoscendo l’opera di Dio nelle nostre vite coniugali, possiamo sperimentare la gioia e la benedizione di vivere secondo il suo piano.

Compito dell’uomo è popolare la terra.

“Dio li benedisse e Dio disse loro: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra e soggiogatela, dominate sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che striscia sulla terra”.

Genesi 1, 28 è un versetto fondamentale che si trova nel primo capitolo della Bibbia, nel racconto della creazione. Esploreremo il significato di questo versetto nel contesto del matrimonio canonico.

Il versetto recita: “Dio li benedisse e Dio disse loro: ‘Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra, soggiogatela e dominate sui pesci del mare, sugli uccelli del cielo e su ogni essere vivente che si muove sulla terra’”.

Queste parole rappresentano la benedizione e il mandato di Dio dato ad Adamo ed Eva, la prima coppia umana, poco dopo la loro creazione. Esse esprimono il proposito divino per l’umanità e contengono diversi aspetti che possono essere applicati al matrimonio canonico.

Innanzitutto, il versetto sottolinea l’importanza della fecondità e della procreazione. Dio ordina ad Adamo ed Eva di essere fecondi e moltiplicarsi, cioè di dare vita a nuove generazioni. Questo sottolinea il ruolo centrale della famiglia e della procreazione nel progetto di Dio per l’umanità. Nel matrimonio canonico, la coppia è chiamata a condividere l’amore di Dio attraverso la procreazione e l’educazione dei figli.

In secondo luogo, il versetto indica che l’umanità è chiamata a “riempire la terra” e “soggiogarla”. Questo può essere interpretato come il mandato di prendersi cura e responsabilità della creazione di Dio. Nel matrimonio canonico, i coniugi sono chiamati a essere custodi responsabili del mondo creato, ad adempiere il loro ruolo nella cura della terra e nella promozione dell’armonia e della giustizia.

Infine, il versetto conferisce all’umanità un’autorità e un dominio sulle creature di Dio, inclusi i pesci, gli uccelli e ogni essere vivente. Questo non significa un dominio dispotico o di sfruttamento, ma piuttosto una responsabilità di cura e di amore verso tutte le creature. Nel matrimonio canonico, i coniugi sono chiamati a esercitare il loro dominio in modo amorevole e responsabile, prendendosi cura degli altri esseri viventi e promuovendo il bene comune.

In sintesi, il versetto Genesi 1, 28 sottolinea l’importanza della fecondità, del dominio responsabile sulla creazione di Dio e della responsabilità di riempire la terra. Nel contesto del matrimonio canonico, questo versetto invita le coppie sposate a vivere la loro unione con il desiderio di generare vita, a prendersi cura della creazione e ad esercitare un dominio responsabile e amorevole.

L’educazione alla fede non è una cosa “dei preti

“Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore. Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti troverai in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. State in guardia perché il vostro cuore non si lasci sedurre e voi vi allontaniate, servendo dèi stranieri e prostrandovi davanti a loro. Allora si accenderebbe contro di voi l’ira del Signore ed egli chiuderebbe il cielo, non vi sarebbe più pioggia, il suolo non darebbe più i suoi prodotti e voi perireste ben presto, scomparendo dalla buona terra che il Signore sta per darvi.

Porrete dunque nel cuore e nell’anima queste mie parole; ve le legherete alla mano come un segno e le terrete come un pendaglio tra gli occhi; le insegnerete ai vostri figli, parlandone quando sarai seduto in casa tua e quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai

I passaggi che hai citato, Deuteronomio 6, 5-7 e Deuteronomio 11, 16-19, sono tratti dal libro del Deuteronomio e mettono in luce l’importanza di amare e servire Dio, trasmettendo la Sua Parola alle future generazioni. Vediamo come questi passaggi possono essere applicati al contesto del matrimonio canonico.

Deuteronomio 6, 5-7: “Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutte le tue forze. Questi comandamenti che oggi ti do, li terrai nel tuo cuore; li ripeterai ai tuoi figli e ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai”.

Questi versetti pongono l’accento sull’amore totale e dedicato a Dio e sull’importanza di trasmettere la Sua Parola alle future generazioni. Nel contesto del matrimonio canonico, la coppia è chiamata ad amare Dio sopra ogni cosa e ad avere un cuore devoto a Lui. Questo amore per Dio sarà la base per un amore più profondo e duraturo all’interno del matrimonio stesso.

Inoltre, il passaggio mette in evidenza l’importanza di insegnare e trasmettere la fede ai figli. I coniugi sono chiamati a essere testimoni viventi della presenza di Dio nelle loro vite e a condividere la Sua Parola con i loro figli. Il matrimonio canonico offre l’opportunità di coltivare una famiglia che vive secondo i principi e i comandamenti di Dio, insegnando ai figli a seguirlo e ad amarlo.

Deuteronomio 11, 16-19: “Guardatevi bene, però, che il vostro cuore non si lasci sedurre, in modo da deviare, servendo altri dèi e prostrandovi davanti a loro. Allora si accenderebbe l’ira del Signore su di voi e chiuderebbe il cielo, perché non cada la pioggia, e la terra non dia più i suoi prodotti. Presto perirete nella bella terra che il Signore vi dà. Mettete nel cuore e nell’anima queste mie parole, legatele come un segno sulla vostra mano e tenetele come un diadema sulla vostra fronte. Insegnatele ai vostri figli, parlandone quando stai seduto in casa tua, quando cammini per via, quando ti corichi e quando ti alzi”.

Questi versetti mettono in guardia contro l’idolatria e l’abbandono dei comandamenti di Dio. Nel matrimonio canonico, i coniugi sono chiamati a essere fedeli a Dio, evitando di mettere altre cose o persone al di sopra di Lui. La coppia deve impegnarsi a insegnare e trasmettere i valori e gli insegnamenti divini ai propri figli, affinché anche loro possano crescere nella conoscenza e nell’amore di Dio.

In sintesi, i passaggi di Deuteronomio 6, 5-7 e Deuteronomio 11, 16-19 richiamano l’importanza di amare e servire Dio, di trasmettere la Sua Parola alle future generazioni e di evitare l’idolatria. Nel contesto del matrimonio canonico, questi versetti invitano i coniugi a coltivare un amore profondo per Dio, a vivere secondo i Suoi comandamenti e a insegnare ai propri figli a fare lo stesso. Il matrimonio diventa così un luogo privilegiato in cui la fede viene vissuta e trasmessa alle generazioni future.

Compito dei genitori è indicare ai figli la strada della sapienza e della verità

“Proverbi di Salomone, figlio di Davide, re d’Israele. Per conoscere la sapienza e l’istruzione, per comprendere le parole della prudenza, per accogliere l’ammonizione della scienza, della giustizia, dell’equità, per dare all’inesperto l’astuzia, al giovane la scienza e la riflessione. Chi è saggio ascolti e cresca in sapienza, chi è intelligente acquisisca capacità. Per comprendere proverbi e enigmi, le parole dei saggi e i loro enigmi”.

Questi versetti introducono il libro dei Proverbi e stabiliscono gli obiettivi principali dell’opera. Innanzitutto, il libro è attribuito a Salomone, figlio di Davide, che era noto per la sua saggezza e intelligenza. Ciò conferisce un’autorità e una credibilità particolari ai proverbi contenuti nel libro.

Il primo scopo dei Proverbi è quello di offrire saggezza e istruzione. Questo indica che il libro contiene insegnamenti pratici e saggi consigli che possono guidare le persone nella vita quotidiana. I proverbi servono a trasmettere la saggezza popolare, basata sull’esperienza e sull’osservazione della vita.

Inoltre, il libro dei Proverbi si propone di insegnare la prudenza e la disciplina. L’obiettivo è quello di fornire una guida per vivere una vita giusta ed equa, basata sulla conoscenza della scienza e della giustizia. Questo indica che la saggezza non riguarda solo l’acquisizione di conoscenze, ma anche l’applicazione di tali conoscenze nella pratica quotidiana.

Un altro scopo dei Proverbi è quello di insegnare ai meno esperti e ai giovani. Il libro offre saggezza e riflessioni che possono aiutare coloro che sono meno esperti a sviluppare astuzia e discernimento. È un invito a imparare dagli insegnamenti dei saggi e ad applicarli nella propria vita.

Infine, i versetti sottolineano l’importanza di ascoltare e apprendere dai proverbi e dagli enigmi contenuti nel libro. Invitano all’ascolto attento e all’applicazione pratica dei principi saggi esposti.

In sintesi, i primi versetti del libro dei Proverbi stabiliscono gli obiettivi principali dell’opera: offrire saggezza, istruzione, prudenza e giustizia. Il libro si rivolge a tutti, compresi gli inesperti e i giovani, invitandoli ad ascoltare attentamente e a crescere in sapienza. Nel contesto del matrimonio canonico, i Proverbi possono offrire consigli pratici e saggi che aiutano le coppie a vivere una vita  congiunta basata sulla saggezza divina e sulla giustizia.

 “Aquila e Priscilla, coppia cristiana“        

“Dopo questi fatti Paolo lasciò Atene e si recò a Corinto. 2Qui trovò un Giudeo di nome Aquila, nativo del Ponto, arrivato poco prima dall’Italia, con la moglie Priscilla, in seguito all’ordine di Claudio che allontanava da Roma tutti i Giudei. Paolo si recò da loro e, poiché erano del medesimo mestiere, si stabilì in casa loro e lavorava. Di mestiere, infatti, erano fabbricanti di tende. 4Ogni sabato poi discuteva nella sinagoga e cercava di persuadere Giudei e Greci. Egli cominciò a parlare con franchezza nella sinagoga. Priscilla e Aquila lo ascoltarono, poi lo presero con sé e gli esposero con maggiore accuratezza la via di Dio. “

Atti 18, 1-4 e 26 narra l’esperienza dell’apostolo Paolo durante il suo ministero a Corinto. Esploreremo questi passaggi per comprendere il loro significato e la loro applicazione nel contesto matrimoniale.

Atti 18, 1-4: “Dopo queste cose, Paolo partì da Atene e giunse a Corinto. Lì trovò un ebreo di nome Aquila, originario del Ponto, che da poco era arrivato dall’Italia con Priscilla, sua moglie, perché Claudio aveva ordinato a tutti i Giudei di partire da Roma. Paolo si unì a loro e, poiché avevano la stessa professione, rimase ad abitare con loro e lavorava, perché erano fabbricanti di tende. Ogni sabato Paolo discuteva nella sinagoga e cercava di persuadere Giudei e Greci.”

Questi versetti ci mostrano Paolo mentre arriva a Corinto e incontra Aquila e Priscilla, una coppia sposata. Paolo si unisce a loro e inizia a lavorare con loro come fabbricante di tende. Questo ci insegna l’importanza di una comunione di intenti e di un sostegno reciproco all’interno del matrimonio. Aquila e Priscilla offrono a Paolo ospitalità e collaborazione, dimostrando l’importanza dell’ospitalità e della condivisione delle risorse matrimoniali con gli altri.

Inoltre, Paolo svolge un’importante attività di evangelizzazione a Corinto. Ogni sabato, discute nella sinagoga cercando di persuadere Giudei e Greci. Questo ci ricorda l’importanza di testimoniare la fede anche attraverso il matrimonio. Le coppie sposate possono essere testimoni dell’amore di Dio e diffondere il messaggio di Cristo attraverso le loro parole e le loro azioni.

Atti 18, 26: “Ma quando Priscilla e Aquila lo sentirono, lo presero con sé e gli esposero più accuratamente la via di Dio.”

Questo versetto ci mostra Priscilla e Aquila che incontrano Apollo, un uomo eloquente ed erudito nel Vangelo. Vediamo ancora una volta la coppia sposata che condivide la propria conoscenza e la propria fede con un altro discepolo, contribuendo alla sua crescita spirituale e alla sua comprensione più approfondita della via di Dio. Questo ci insegna l’importanza di un sostegno reciproco e di una condivisione della fede all’interno del matrimonio.

Nel contesto del matrimonio canonico, questi passaggi ci ricordano l’importanza dell’ospitalità, della condivisione delle risorse e della testimonianza della fede. Le coppie sposate possono offrire un ambiente accogliente e solidale ad altri, possono collaborare insieme per il bene comune e possono testimoniare la fede attraverso le loro parole e le loro azioni.

In sintesi, i passaggi di Atti 18, 1-4 e 26 ci mostrano l’esempio di Aquila e Priscilla come coppia sposata che offre ospitalità, collaborazione e condivisione della fede. Questi insegnamenti possono ispirare le coppie che si accingono almatrimonio canonico a coltivare l’ospitalità, la collaborazione e la testimonianza della fede nella loro vita matrimoniale.

 “Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto….”

“Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie”. Rispose loro Gesù: “Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. “

Marco 12,19 si riferisce a un episodio in cui alcuni sadducei si avvicinano a Gesù e gli pongono una domanda riguardante la legge del levirato. Esploreremo questo brano per comprendere il contesto e il significato dell’episodio.

Marco 12,19 recita: “Maestro, Mosè ci ha prescritto: se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, il fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”.

I sadducei, che non credevano nella risurrezione dei morti, cercano di mettere Gesù alla prova con questa domanda basata sulla legge del levirato. Secondo questa legge, se un uomo moriva senza figli, suo fratello doveva sposare la vedova e generare discendenza in nome del fratello defunto.

Il loro obiettivo era mettere in discussione la credenza nella risurrezione, cercando di dimostrare che questa legge sarebbe stata complicata nel caso in cui una donna avesse avuto diversi mariti nella sua vita terrena.

Tuttavia, Gesù risponde affermando la loro mancanza di comprensione delle Scritture e della potenza di Dio. Egli afferma che nella risurrezione non si sposano né si vengono dati in sposa, ma sono come angeli nel cielo.

Con questa risposta, Gesù non solo confuta l’argomento dei sadducei, ma solleva anche una questione più profonda riguardo alla natura della risurrezione e alla vita futura. Egli sottolinea che nella realtà della risurrezione le leggi e le dinamiche terrene saranno superate.

Nel contesto del matrimonio canonico, questo brano può richiamare l’attenzione sulla fede nella vita futura e sulla dimensione spirituale del matrimonio. Mentre il levirato e altre leggi matrimoniali avevano uno scopo specifico nel contesto terreno, la risurrezione e la vita futura portano a una prospettiva più ampia e eterna.

Il matrimonio canonico, quindi, non è solo una realtà terrena, ma è anche un riflesso della relazione tra Cristo e la Chiesa, che trascende la vita terrena. Il brano ci invita a considerare il matrimonio non solo come un’istituzione sociale, ma anche come una dimensione spirituale e un cammino di crescita verso la comunione eterna con Dio.

In sintesi, Marco 12,19 ci presenta un confronto tra Gesù e i sadducei riguardo alla legge del levirato e alla risurrezione. Gesù risponde affermando la potenza di Dio e la realtà della vita futura. Nel contesto del matrimonio canonico, questo brano ci invita a considerare la dimensione spirituale del matrimonio e la sua connessione con la realtà eterna della vita con Dio.

”Il Signore parlò a lui e disse: “Alzati, va’ in Zarepta di Sidòne

«La parola del Signore fu rivolta a Elia: ‘Parti e va’ a Sarepta di Sidone e dimoraci; ho ivi disposto per te che una vedova ti provveda’. Elia partì e andò a Sarepta. Quando giunse alla porta della città, ecco, una vedova stava raccogliendo legna. La chiamò e le disse: ‘Per favore, mi dà da bere un po’ d’acqua in un vaso perché io beva’. Mentre andava a prenderlo, la chiamò e le disse: ‘Portami anche un pezzo di pane nella tua mano’. Ma ella rispose: ‘Per la vita del Signore tuo Dio, io non ho nulla di cotto, non ho che un pugno di farina nella giara e un po’ d’olio nella brocca. Ecco, sto raccogliendo due legnetti perché torno a casa e cucino quel che ho per me e per mio figlio, poi ce ne moriremo’. Elia le disse: ‘Non temere; va’ e fa’ come hai detto, ma fa’ prima per me un piccolo pane e portamelo; per te e per tuo figlio lo farai dopo. Poiché dice il Signore, Dio di Israele: La giara di farina non si consumerà e la brocca d’olio non diminuirà fino al giorno in cui il Signore darà la pioggia sulla faccia della terra’. Ella andò e fece come le aveva detto Elia; così essi e la sua casa mangiarono a lungo.»

Si racconta l’incontro tra il profeta Elia e una vedova nella città di Sarepta durante un periodo di carestia. Questo brano biblico ci offre una preziosa lezione sull’importanza della fede, dell’obbedienza e della provvidenza di Dio. Esploreremo questi versetti per comprendere il contesto e il significato dell’episodio.

In questo passaggio, vediamo come Dio guidi Elia verso una vedova che sarà strumento della provvidenza divina. Elia incontra questa vedova mentre sta raccogliendo legna e le chiede un po’ d’acqua e un pezzo di pane. La vedova, tuttavia, esprime la sua situazione di povertà e disperazione, affermando di avere solo una piccola quantità di farina e olio per preparare l’ultima pasto per sé e suo figlio.

Nonostante la situazione difficile, Elia le dice di non temere e di fare prima un piccolo pane per lui, promettendo che la farina e l’olio non si esauriranno fino a quando il Signore non manderà la pioggia sulla terra. La vedova, con fede e obbedienza, fa come le è stato detto e miracolosamente la farina e l’olio non si esauriscono, permettendo a lei, a Elia e a suo figlio di nutrirsi per un lungo periodo.

Questo brano ci insegna diverse lezioni preziose. Innanzitutto, ci parla della provvidenza di Dio e della Sua capacità di fornire anche nelle situazioni più difficili. La vedova, nonostante la sua povertà, mette la sua fiducia in Dio e la sua obbedienza alla parola del profeta Elia porta a un miracolo di provvidenza divina.

Inoltre, il brano ci mostra l’importanza della fede e dell’obbedienza. La vedova accoglie la richiesta di Elia nonostante le sue circostanze avverse e mette la sua fede in azione, ottenendo così la benedizione divina. La sua obbedienza dimostra una grande fiducia nella parola di Dio e un atteggiamento di generosità anche in mezzo alla scarsità.

Questo passaggio può essere applicato al contesto matrimoniale come un esempio di fede, fiducia reciproca e condivisione delle risorse. Le coppie sposate sono chiamate a mettere la loro fiducia in Dio e a confidare nella Sua provvidenza anche quando affrontano sfide e difficoltà. Inoltre, sono chiamate a mostrare generosità e solidarietà reciproca, condividendo le risorse e affrontando insieme le avversità.

In sintesi, 1 Re 17,8-16 ci narra l’incontro tra Elia e una vedova che sperimenta la provvidenza divina attraverso la sua fede e obbedienza. Questo brano ci insegna l’importanza della fiducia in Dio, della generosità e della condivisione delle risorse nel contesto matrimoniale. Invita le coppie che si accingono al matrimonio canonico a mettere la loro fiducia in Dio, a mostrare generosità e a condividere le risorse, sapendo che Dio provvederà alle loro necessità.

 “Poi il Signore apparve a lui alle Querce di Mamre

«Poi il Signore apparve a lui alle Querce di Mamre, mentre egli sedeva all’ingresso della tenda nell’ora più calda del giorno. Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall’ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: “Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo. Si vada a prendere un po’ d’acqua, lavatevi i piedi e accomodatevi sotto l’albero. Andrò a prendere un boccone di pane e ristoratevi; dopo potrete proseguire, perché è ben per questo che voi siete passati dal vostro servo”. Quelli dissero: “Fa’ pure come hai detto”. Allora Abramo andò in fretta nella tenda, da Sara, e disse: “Presto, tre sea di fior di farina, impastala e fanne focacce”. All’armento corse lui stesso, Abramo; prese un vitello tenero e buono e lo diede al servo, che si affrettò a prepararlo. Prese panna e latte fresco insieme con il vitello, che aveva preparato, e li porse loro. Così, mentre egli stava in piedi presso di loro sotto l’albero, quelli mangiarono.»

Genesi 18,1-8 narra dell’incontro tra Abramo e tre visitatori che si rivelano essere angeli inviati da Dio. Esploreremo questo brano per comprendere il contesto e il significato dell’episodio.

Questo brano ci presenta l’ospitalità di Abramo verso i visitatori. Abramo riconosce la presenza del Signore e, con grande premura, si affretta ad accoglierli, offrendo loro cibo, acqua e riposo. Questo atto di ospitalità è un gesto di generosità, rispetto e attenzione verso gli altri.

Oltre alla dimensione pratica dell’ospitalità, il brano ci invita anche a riflettere sulla natura di Dio e sulla Sua interazione con l’umanità. La presenza di Dio tra gli uomini, rappresentata dai visitatori divini, dimostra la Sua vicinanza e il Suo desiderio di stabilire una relazione con l’umanità. Abramo risponde con fede e rispetto, offrendo il meglio di ciò che ha.

Nel contesto del matrimonio canonico, il brano di Genesi 18,1-8 può essere significativo per una coppia che si forma per il sacramento del matrimonio. Esso richiama l’importanza dell’ospitalità reciproca nella vita coniugale. La coppia è chiamata a manifestare una generosa accoglienza verso l’altro, a condividere risorse, a offrire riposo e sostegno reciproco. L’ospitalità diventa un simbolo dell’amore e della cura che la coppia si dedica reciprocamente.

Inoltre, il brano sottolinea anche l’importanza della presenza di Dio nella vita matrimoniale. Come Abramo riconosce la presenza del Signore tra gli ospiti, così anche la coppia

Forza e speranza della fede cristiana

“In verità, in verità vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi, perché io vado al Padre; e qualunque cosa chiederete nel mio nome, la farò, affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò”.

In questo brano, Gesù incoraggia i suoi discepoli a credere in lui e a compiere opere che testimoniano la sua presenza e il suo potere. Egli promette che chi crede in lui sarà in grado di compiere opere ancora più grandi di quelle che ha compiuto. Questo non significa necessariamente che le opere saranno di natura fisica o miracolosa, ma piuttosto che saranno caratterizzate da una testimonianza del suo amore, della sua verità e della sua redenzione.

Gesù continua dicendo che qualsiasi cosa i suoi discepoli chiederanno nel suo nome, egli la farà affinché il Padre sia glorificato nel Figlio. Qui emerge l’importanza della preghiera e della fiducia nell’intercessione di Gesù. I discepoli sono invitati a rivolgersi a Dio attraverso Gesù, sapendo che le loro richieste saranno ascoltate e che Dio sarà glorificato attraverso le risposte alle loro preghiere.

Questo passaggio è significativo per una coppia che si forma per il sacramento del matrimonio in diversi modi. Innanzitutto, invita la coppia a credere in Gesù e a cercare di seguire il suo esempio di amore, perdono e servizio reciproco. La coppia è chiamata a testimoniare l’amore di Cristo nella propria relazione e ad essere strumento dell’opera di Dio nel mondo.

Inoltre, il brano sottolinea l’importanza della preghiera nella vita coniugale. La coppia è incoraggiata a rivolgersi a Dio nel nome di Gesù, presentando le proprie richieste e bisogni. Questo rafforza la fiducia nella provvidenza divina e nel potere di Dio di rispondere alle preghiere secondo la Sua volontà.

In sintesi, Giovanni 14,12-14 ci ricorda che chi crede in Gesù è chiamato a compiere opere che testimoniano la sua presenza e il suo amore. La coppia che si forma per il sacramento del matrimonio è chiamata a vivere questa fede e a testimoniare l’amore di Cristo nella propria relazione. Inoltre, è incoraggiata a rivolgersi a Dio nella preghiera, confidando nell’intercessione di Gesù e nella Sua volontà di rispondere alle loro richieste.

 “il comandamento dell’amore”

“Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto quello che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri”.

Questo brano mette in luce l’importanza dell’amore reciproco tra i discepoli di Gesù. Gesù afferma che il Suo comandamento fondamentale è amarsi l’un l’altro come Egli ha amato loro. Questo amore si caratterizza per essere disinteressato, generoso e pronto persino a dare la vita per gli amici. Gesù si offre come modello supremo di amore, offrendo la Sua vita per la salvezza dell’umanità.

Gesù considera i Suoi discepoli come amici anziché servi, perché ha condiviso con loro tutto ciò che ha ricevuto dal Padre. Inoltre, sottolinea che non sono stati loro a sceglierlo, ma è stato Lui a scegliere loro. Questo mette in risalto la grazia e l’iniziativa di Dio nell’amore verso di noi.

Nel contesto del matrimonio canonico, il brano di Giovanni 15,12-17 richiama la coppia a coltivare un amore fraterno profondo e generoso. La coppia è chiamata ad amarsi come Cristo ha amato, mettendo l’altro al centro delle proprie attenzioni, sacrificando se stessi e impegnandosi per il bene reciproco. L’amore nella coppia dovrebbe essere caratterizzato da una dedizione totale e da un impegno a donarsi l’un l’altro.

Inoltre, il brano sottolinea l’importanza della relazione con Dio come fondamento dell’amore fraterno. Gesù afferma che i discepoli porteranno frutto duraturo se rimangono in Lui, e che tutto ciò che chiederanno al Padre nel Suo nome sarà loro concesso. Ciò richiama la coppia a coltivare una relazione profonda con Dio, cercando la Sua volontà e affidando a Lui le proprie richieste e necessità.

In sintesi, Giovanni 15,12-17 ci invita a vivere l’amore fraterno ispirato dall’amore di Cristo. La coppia che si forma per il sacramento del matrimonio è chiamata ad amarsi reciprocamente con un amore disinteressato e generoso, mettendo l’altro al centro delle proprie attenzioni. Questo amore fraterno trova il suo fondamento nella relazione con Dio e nella fiducia nella Sua provvidenza.

 “Voi siete il sale della terra”

“Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte; né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, così che faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli”.

Gesù utilizza le metafore del sale e della luce per descrivere il ruolo e l’influenza dei suoi discepoli nel mondo. Come il sale dà sapore e preserva, i discepoli di Gesù sono chiamati a portare un influsso positivo nel mondo, a diffondere la bontà, la giustizia e l’amore di Dio nella loro vita quotidiana.

Inoltre, Gesù sottolinea l’importanza di non nascondere la luce, ma di metterla in mostra per illuminare l’ambiente circostante. I discepoli di Gesù sono chiamati a essere testimonianza visibile del Suo amore e della Sua verità, affinché gli altri possano vedere le loro buone opere e dare gloria a Dio.

Nel contesto del matrimonio canonico, il brano di Matteo 5,13-16 invita la coppia a essere il sale e la luce nel loro ambiente di vita matrimoniale e oltre. La coppia è chiamata a portare un influsso positivo nella società, a diffondere l’amore di Dio attraverso il loro rapporto, le loro azioni e il loro comportamento.

Essi sono chiamati a preservare i valori cristiani all’interno del loro matrimonio, a cercare la giustizia, a praticare la misericordia e a vivere la fede in modo autentico. La loro unione dovrebbe essere un segno tangibile dell’amore di Dio per il mondo.

Inoltre, la coppia è incoraggiata a non nascondere la loro fede, ma ad essere aperti e visibili nella loro testimonianza. Ciò significa che dovrebbero vivere in modo coerente con i principi cristiani, facendo emergere la luce della verità, dell’amore e della speranza nel loro ambiente di vita, tra familiari, amici e la comunità in generale.

In sintesi, Matteo 5,13-16 ci esorta a essere il sale e la luce nel mondo, portando un influsso positivo e testimoniano l’amore di Dio attraverso le nostre azioni. Per una coppia che si forma per il sacramento del matrimonio, questo brano richiama a vivere la propria unione come testimonianza visibile dell’amore e dei valori di Dio, diffondendo la luce del Vangelo attraverso la loro vita quotidiana.

 “Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale

“Voi invece siete una stirpe eletta, un sacerdozio regale, una nazione santa, un popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di Colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua luce ammirabile. Un tempo non eravate popolo, ma ora siete il popolo di Dio; un tempo non avevate ricevuto misericordia, ma ora avete ottenuto misericordia”.

Queste parole di Pietro esaltano l’identità e la missione dei credenti in Cristo. Egli li descrive come una “stirpe eletta”, un gruppo scelto da Dio per un particolare scopo. Essi sono considerati un “sacerdozio regale”, un termine che richiama il sacerdozio dell’Antico Testamento, ma esteso a tutti i credenti. Ciò implica che ogni credente ha un accesso diretto a Dio e il privilegio di adorarlo e servirlo.

Inoltre, Pietro afferma che i credenti sono una “nazione santa”, un “popolo che Dio si è acquistato”. Questa immagine richiama il concetto dell’Antico Israele come popolo scelto da Dio, ma si estende a tutti i credenti nel contesto del Nuovo Testamento. I credenti sono chiamati ad essere separati dal mondo, consacrati a Dio e distinti nel loro vivere.

Pietro sottolinea che la missione di questo popolo è “proclamare le opere meravigliose di Colui che vi ha chiamati dalle tenebre alla sua luce ammirabile”. La loro testimonianza dovrebbe riflettere la grandezza di Dio, mostrando il Suo amore, la Sua salvezza e le Sue opere meravigliose nel mondo.

Applicando questo brano al contesto del matrimonio canonico, la coppia che si unisce in matrimonio è chiamata a vivere la loro unione in conformità a queste verità. Essi sono chiamati a comprendere la loro identità come figli di Dio, una stirpe eletta, e a riconoscere il privilegio e la responsabilità che ciò comporta.

La coppia è chiamata a vivere una vita di santità, separandosi dai valori e dagli schemi del mondo e vivendo secondo gli standard di Dio. Essi sono anche chiamati a essere testimoni dell’amore e della redenzione di Dio nella loro vita matrimoniale, proclamando le opere meravigliose di Dio attraverso il loro amore reciproco, il loro impegno e la loro testimonianza concreta.

Inoltre, il passaggio mette in luce il ruolo di Dio nel radunare un popolo che una volta non era popolo, ma ora è il popolo di Dio. Questo richiama la dimensione comunitaria del matrimonio, in cui la coppia è chiamata a vivere la loro unione all’interno della comunità dei credenti, partecipando alla vita della Chiesa e contribuendo alla sua crescita e edificazione.

In sintesi, 1 Pietro 2,9-10 esorta i credenti a vivere la loro identità come popolo scelto da Dio, un sacerdozio regale e una nazione santa. Per una coppia che si forma per il sacramento del matrimonio, questo brano richiama a vivere la loro unione con un senso di chiamata e missione, vivendo in santità, testimonianza e partecipazione alla comunità dei credenti.