Catechesi:

Il Credo simbolo della fede

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Credere

Quando diciamo “Io Credo” intendiamo dire che aderiamo a ciò che “Noi” crediamo. Esprimiamo una adesione alla fede comune.

Da ciò appena detto si intuisce che la fede non può essere una questione “privata”, “individuale” ma si identifica con un atto personale che si inserisce in una comunità di persone credenti. “Io” non credo quello che voglio, ma aderisco a ciò che “Noi” crediamo. Il soggetto di “Io credo” non è “l’Io individuo” ma è la Chiesa (comunione di persone) a cui io aderisco. Nella formula orientale infatti si preferisce il “Noi” Crediamo.

Come il “Noi”  Pontifico non era un’affermazione di potere o una lontananza dal popolo ma aveva una sua valenza comunitaria esprimeva un linguaggio di chi parla a nome di tutti. La comunione della fede ha bisogno di un linguaggio di comunione.

Per credere in qualcosa o qualcuno si deve prima aver instaurato una relazione basata sulla conoscenza. Se diciamo di conoscere una persona la conosciamo per quello che è ogni persona; la conosciamo per una sua caratteristica, un suo carattere, una sua storia, un rapporto con essa

Una relazione

Basta pensare al modo in cui si conosce il coniuge, i figli, i genitori, gli amici e ogni persona con cui siamo in relazione. Ognuna è conosciuta in modo differente, più o meno bene, se c’è molto affetto c’è molta conoscenza e quella persona non è più uno qualsiasi ma una una persona cara: il figlio non è uno come tutti gli altri è una persona umana che ha la stessa dignità di tutti gli altri d’accordo, ma per noi nella nostra relazione personale con la persona è unica e irripetibile infinitamente più importante degli altri.

E’ in questa conoscenza relazione quando Dio si è rivelato lo abbiamo conosciuto perché si è rivelato, noi lo abbiamo abbiamo conosciuto. Non lo abbiamo cercato, non è frutto della nostra volontà nel senso che non ci siamo arrivati noi a Dio, non è apparso a noi e apparso a Mosè e Gesù ha chiamato gli apostoli e questi lo hanno fatto conoscere, lo hanno rivelato sotto la guida dello Spirito Santo. Grazie alla rivelazione ognuno di noi ci mettiamo tutto il nostro l’impegno per aderire al Signore. Non è un fatto privato “Io” aderisco al signore a cui aderisce anche “Tu” noi aderiamo allo stesso signore e questa adesione non è generica ma è legata a degli eventi concreti che hanno un contenuto. Non ci accontentiamo di dire io credo che qualcosa esista Ma crediamo in qualcuno che si è fatto conoscere e se conosci una persona la conosci per quello che è ogni persona che tu conosci. Questa persona che conosco dovrebbe parlare a me se vuole dirmi qualcosa, noi abbiamo ereditato la rivelazione, l’abbiamo accolta dalla tradizione che ci ha preceduto non ce la siamo inventata. Ognuno fa il proprio Atto di Fede ma lo facciamo insieme questa diventa la comunione nella fede per poter esprimere concretamente quello che ci unisce nella relazione di Fede con il Signore.

Linguaggio Comune

Abbiamo bisogno di un linguaggio comune abbiamo bisogno di formule normative che vadano bene per tutti che uniscano tutti nella medesima confessione di Fede Ecco perché fin dall’inizio la chiesa Apostolica ha espresso è trasmesso la propria fede in formule, cioè ha formulato ciò che crede in espressioni letterarie, all’inizio con professioni semplici elementari essenziali ma normative.

Nella tradizione dell’Antico Israele la formula fondamentale della preghiera di Israele è quella che si chiama Shemà Israel (in ebraico: שְׁמַע יִשְׂרָאֵל) che tradotto significa ascolta israele e che continuando recita: “Ascolta, O Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno” (in ebraico: שְׁמַע יִשְׂרָאֵל ה’ אֱלֹהֵינוּ ה’ אֶחָד‎?) analizzandolo letterariamente notiamo che l’inizio della formula è l’imperativo del verbo ascoltare è una formula che dice Ascolta Israele

Ed è uno uno solo che può dire “è il nostro Dio” ed è Mosè; la figura del padre della fede dell’educatore che e dice al popolo “Ascolta Il Signore è il nostro Dio” uno solo, non confondibile con nessun altro, tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore con tutta l’anima con tutte le forze.

Deuteronomio 6,4-9 Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti dò, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte.

Alleanza

L’Alleanza che il Signore ha fatto con noi poi nella pratica rabbinica si è materializzato questo comando. De 6,4-9 è considerato il credo storico di Israele e non c’è dubbio ssia un nucleo fondamentale, che ha determinato tutto, la sintesi finale come il riassunto di ciò che è importante quello che conta. Altro nucleo generativo di Fede è previsto nel rituale della offerta delle primizie che troviamo in De 26,1-11 Il credo cultuale d’Israele uno dei cardini della spiritualità biblica. Attraverso la memoria delle gesta che Dio ha compiuto per il suo popolo è dimensione costitutiva della fede, che è saldamente ancorata alla storia, luogo della presenza salvifica di Dio.

 Deteronomio 6,4-9

De 6,4-9 Quando sarai entrato nella terra che il Signore, tuo Dio ti dà in eredità e la possederai e là ti sarai stabilito, 2prenderai le primizie di tutti i frutti del suolo da te raccolti nella terra che il Signore, tuo Dio, ti dà, le metterai in una cesta e andrai al luogo che il Signore, tuo Dio, avrà scelto per stabilirvi il suo nome. 3Ti presenterai al sacerdote in carica in quei giorni e gli dirai: “Io dichiaro oggi al Signore, tuo Dio, che sono entrato nella terra che il Signore ha giurato ai nostri padri di dare a noi”. 4Il sacerdote prenderà la cesta dalle tue mani e la deporrà davanti all’altare del Signore, tuo Dio, 5e tu pronuncerai queste parole davanti al Signore, tuo Dio: “Mio padre era un Arameo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa. 6Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù. 7Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione; 8il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi. 9Ci condusse in questo luogo e ci diede questa terra, dove scorrono latte e miele. 10Ora, ecco, io presento le primizie dei frutti del suolo che tu, Signore, mi hai dato”. Le deporrai davanti al Signore, tuo Dio, e ti prostrerai davanti al Signore, tuo Dio. 11Gioirai, con il levita e con il forestiero che sarà in mezzo a te, di tutto il bene che il Signore, tuo Dio, avrà dato a te e alla tua famiglia.

La Dei Verbum Costituzione dogmatica sulla Divina rivelazione del Concilio Vaticano II testo importantissimo è fondamentale ci dice:

Dei Verbum

Dei Verbum iV, 15 La disposizione dell’Antico Testamento era predisposta per preparare la venuta di Cristo Redentore dell’Universo e del Regno messianico, annunciare profeticamente e darlo in vari tipi . I libri dell’Antico Testamento, per la condizione del genere umano, stabilita prima dei tempi della salvezza da Cristo, rivelano a tutti la conoscenza di Dio e dell’uomo ei modi in cui Dio agisce da uomo giusto e misericordioso

Attraverso i fatti raccontati da coloro che li hanno vissuti noi abbiamo l’attestazione della esperienza di Fede di alcune persone hanno sperimentato le gesta di Dio e ci hanno parlato, l’hanno messo per iscritto, e noi leggiamo.

Cosa affermiamo

Quando diciamo “Io Credo” intendiamo dire che aderiamo a ciò che “Noi” crediamo. Esprimiamo una adesione alla fede comune. Da ciò appena detto si intuisce che la fede non può essere una questione “privata”, “individuale” ma si identifica con un atto personale che si inserisce in una comunità di persone credenti. “Io” non credo quello che voglio, ma aderisco a ciò che “Noi” crediamo. Il soggetto di “Io credo” non è “l’Io individuo” ma è la Chiesa (comunione di persone) a cui io aderisco. Nella formula orientale infatti si preferisce il “Noi” Crediamo. Come il noi Pontifico non era un’affermazione di potere o una lontananza dal popolo ma aveva una sua valenza comunitaria esprimeva un linguaggio di chi parla a nome di tutti. La comunione della fede ha bisogno di un linguaggio di comunione. Per credere in qualcosa o qualcuno si deve prima aver instaurato una relazione basata sulla conoscenza. Se diciamo di conoscere una persona la conosciamo per quello che è ogni persona; la conosciamo per una sua caratteristica, un suo carattere, una sua storia, un rapporto con essa

Basta pensare al modo in cui si conosce il coniuge, i figli, i genitori,  gli amici e ogni persona con cui siamo in relazione. Ognuna è conosciuta in modo differente, più o meno bene, se c’è molto affetto c’è molta conoscenza e quella persona non è più uno qualsiasi ma una una persona cara: il figlio non è uno come tutti gli altri è una persona umana che ha la stessa dignità di tutti gli altri d’accordo, ma per noi nella nostra relazione personale con la persona è unica e irripetibile infinitamente più importante degli altri.

E’ in questa conoscenza relazione quando Dio si è rivelato lo abbiamo conosciuto perché si è rivelato, noi lo abbiamo abbiamo conosciuto. Non lo abbiamo cercato, non è frutto della nostra volontà nel senso che non ci siamo arrivati noi a Dio, non è apparso a noi e apparso a Mosè e Gesù ha chiamato gli apostoli e questi lo hanno fatto conoscere, lo hanno rivelato sotto la guida dello Spirito Santo. Grazie alla rivelazione ognuno di noi ci mettiamo tutto il nostro l’impegno per aderire al Signore. Non è un fatto privato “Io” aderisco al signore a cui aderisce anche “Tu” noi aderiamo allo stesso signore e questa adesione non è generica ma è legata a degli eventi concreti che hanno un contenuto. Non ci accontentiamo di dire io credo che qualcosa esista Ma crediamo in qualcuno che si è fatto conoscere e se conosci una persona la conosci per quello che è ogni persona che tu conosci. Questa persona che conosco dovrebbe parlare a me se vuole dirmi qualcosa, noi abbiamo ereditato la rivelazione, l’abbiamo accolta dalla tradizione che ci ha preceduto non ce la siamo inventata. Ognuno fa il proprio Atto di Fede ma lo facciamo insieme questa diventa la comunione nella fede per poter esprimere concretamente quello che ci unisce nella relazione di Fede con il Signore. Abbiamo bisogno di un linguaggio comune abbiamo bisogno di formule normative che vadano bene per tutti che uniscano tutti nella medesima confessione di Fede Ecco perché fin dall’inizio la chiesa Apostolica ha espresso è trasmesso la propria fede in formule, cioè ha formulato ciò che crede in espressioni letterarie, all’inizio con professioni semplici elementari essenziali ma normative. Nella tradizione dell’Antico Israele la formula fondamentale della preghiera di Israele è quella che si chiama Shemà Israel (in ebraico: שְׁמַע יִשְׂרָאֵל) che tradotto significa ascolta israele e che continuando recita: “Ascolta, O Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno” (in ebraico: שְׁמַע יִשְׂרָאֵל ה’ אֱלֹהֵינוּ ה’ אֶחָד‎?) analizzandolo letterariamente notiamo che l’inizio della formula è l’imperativo del verbo ascoltare è una formula che dice Ascolta Israele Ed è uno uno solo che può dire “è il nostro Dio” ed è Mosè; la figura del padre della fede dell’educatore che e dice al popolo “Ascolta Il Signore è il nostro Dio” uno solo, non confondibile con nessun altro, tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore con tutta l’anima con tutte le forze.

Deuteronomio 6,4-9 Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti dò, ti stiano fissi nel cuore; li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando sarai seduto in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti alzerai. Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra gli occhi e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte. L’Alleanza che il Signore ha fatto con noi poi nella pratica rabbinica si è materializzato questo comando. De 6,4-9 è considerato il credo storico di Israele e non c’è dubbio ssia un nucleo fondamentale, che ha determinato tutto, la sintesi finale come il riassunto di ciò che è importante quello che conta. Altro nucleo generativo di Fede è previsto nel rituale della offerta delle primizie che troviamo in De 26,1-11 Il credo cultuale d’Israele uno dei cardini della spiritualità biblica. Attraverso la memoria delle gesta che Dio ha compiuto per il suo popolo è dimensione costitutiva della fede, che è saldamente ancorata alla storia, luogo della presenza salvifica di Dio

De 6,4-9 Quando sarai entrato nella terra che il Signore, tuo Dio ti dà in eredità e la possederai e là ti sarai stabilito, 2prenderai le primizie di tutti i frutti del suolo da te raccolti nella terra che il Signore, tuo Dio, ti dà, le metterai in una cesta e andrai al luogo che il Signore, tuo Dio, avrà scelto per stabilirvi il suo nome. 3Ti presenterai al sacerdote in carica in quei giorni e gli dirai: “Io dichiaro oggi al Signore, tuo Dio, che sono entrato nella terra che il Signore ha giurato ai nostri padri di dare a noi”. 4Il sacerdote prenderà la cesta dalle tue mani e la deporrà davanti all’altare del Signore, tuo Dio, 5e tu pronuncerai queste parole davanti al Signore, tuo Dio: “Mio padre era un Arameo errante; scese in Egitto, vi stette come un forestiero con poca gente e vi diventò una nazione grande, forte e numerosa. 6Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù. 7Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione; 8il Signore ci fece uscire dall’Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi. 9Ci condusse in questo luogo e ci diede questa terra, dove scorrono latte e miele. 10Ora, ecco, io presento le primizie dei frutti del suolo che tu, Signore, mi hai dato”. Le deporrai davanti al Signore, tuo Dio, e ti prostrerai davanti al Signore, tuo Dio. 11Gioirai, con il levita e con il forestiero che sarà in mezzo a te, di tutto il bene che il Signore, tuo Dio, avrà dato a te e alla tua famiglia.

La Dei Verbum Costituzione dogmatica sulla Divina rivelazione del Concilio Vaticano II testo importantissimo è fondamentale ci dice:

Dei Verbum iV, 15 La disposizione dell’Antico Testamento era predisposta per preparare la venuta di Cristo Redentore dell’Universo e del Regno messianico, annunciare profeticamente e darlo in vari tipi . I libri dell’Antico Testamento, per la condizione del genere umano, stabilita prima dei tempi della salvezza da Cristo, rivelano a tutti la conoscenza di Dio e dell’uomo ei modi in cui Dio agisce da uomo giusto e misericordioso

Attraverso i fatti raccontati da coloro che li hanno vissuti noi abbiamo l’attestazione della esperienza di Fede di alcune persone hanno sperimentato le gesta di Dio e ci hanno parlato, l’hanno messo per iscritto, e noi leggiamo.